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​VARIAZIONI SUL TEMA

PRIMA DECA

   In questa singolare opera, Faidiga presenta un ciclo di racconti che ruotano attorno a un tema ricorrente: l'apparizione misteriosa di un oggetto sospeso all'orizzonte. L'autore prende spunto dalla struttura musicale delle "Variazioni di Goldberg" di Johann Sebastian Bach, creando un parallelo tra la complessità polifonica dell'opera musicale e la varietà narrativa delle sue novelle.

   I primi dieci personaggi, su un totale di trenta, sono i protagonisti delle novelle di questa raccolta. Ognuno di loro si confronta, in modo personale e spesso improbabile, con la presenza di un'entità immobile all'orizzonte. Attraverso questi incontri, Faidiga offre una galleria di reazioni differenti e umanissime a un evento singolare e inatteso.

  Attraverso la sua scrittura peculiare, Faidiga esplora il modo in cui l'individuo si rapporta con l'inatteso, utilizzando la metafora dell'oggetto sospeso per indagare le sfumature della percezione e dell'emozione umana, sempre con uno sguardo attento e riflessivo.

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Lettera dell'editore 

    Si inaugura una nuova stagione per la nostra casa editrice riprendendo l’abitudine ottocentesca al romanzo d’appendice, quello, per intenderci, pubblicato a puntate sui quotidiani, le cui pagine accolsero le opere “spezzettate” di gran parte degli scrittori dell'epoca.

    Balzac, Hugo, Dumas, Tolstoj, Dostoevskij sono solo alcuni degli autori che hanno presentato, avvalendosi della formula editoriale delle uscite multiple,  ai lettori le loro intramontabili opere, tra le quali annoveriamo "I miserabili", "I tre moschettieri", "Madame Bovary", "Oliver Twist", "Guerra e pace" pubblicato capitolo dopo capitolo nell’arco di ben quattro anni, per giungere ad  Agatha Christie e Sir Arthur Conan Doyle ideatore dell’investigatore più noto della storia della letteratura, Sherlock Holmes.

    La redazione di palazzo900editore, con la medesima intenzione e la convinzione di poter raccogliere parte dell'interesse di allora, propone ai suoi lettori un'opera letteraria a "puntate" e liberamente fruibile, godibile a poco a poco, un’opera del tutto originale che ha l’ambizione di ritagliarsi un proprio spazio nell’odierna realtà letteraria.

    Le “Variazioni sul tema”, dell’autore Michele Faidiga, che segue “Il sospiro del violoncello”, racconto favorevolmente accolto, si propone come un testo di narrativa originale per ideazione, struttura e forma. L'opera è ripartita in trenta  parti, o meglio “variazioni ”, che si susseguono indipendenti ma legate da un tema comune. Trenta personaggi che reagiscono ognuno a suo modo a un evento singolare e inatteso, l’apparire di un' entità immobile all’orizzonte.

     Trenta novelle a pubblicazione mensile, destinate ad essere raccolte in un unico volume, tramite le quali Faidiga, con l'ausilio della sua peculiare scrittura, indaga pacatamente alcuni aspetti dell'umano sentire.

Romanzo d'appendice
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Variazioni sul tema

di Michele Faidiga

Tema

Tema

    Dalle pericolanti e infeconde vette alle fertili piane pascolate, dalle gelide acque artiche alle spiagge alabastrine fiancate da palmizi, dai marmorei balconi di città alle sonnolente casupole di qualche rado paesello, dalle fabbriche, dalle risaie, dalle miniere a cielo aperto fortuna e sventura di molti, dagli schermi divinità di ogni abitazione o luogo d’incontro e di socievolezza, dai tanti luoghi spopolati e più adatti alla nostra spontanea selvatichezza, in ogni cantuccio di questa terra grama laddove s’è barbicato l’uomo, ovunque, incombeva immobile e silenziosa quella forma indefinita.

   Apparsa alla chetichella la mattina della prima domenica di febbraio, mese poco incline alle novità, s’era piazzata all’orizzonte come nulla fosse, sgomitando un po’ sia detto, ma senza una vera prepotenza, una o due spinte, tanto da guadagnarsi un posticino “in prima fila” e li restarvi a fare chissà che, perfettamente immobile e del tutto inutile. Che dire, se ne stava lì, senza apparente volontà, lasciandosi amare da questi e odiare da quelli, disattenta, incurante del putiferio causato di sotto. Contemplata dagli animi più sensibili, magnificata, esaminata in ogni minuzia, a nulla erano valse le proteste di molti che le imputavano, tra grida e cartelli sbilenchi, il peggioramento del naturale confine tra cielo e terra, quella linea dell’orizzonte che incombe dal primordio sulle travagliate vicende umane.

   Le sue origini, ipotizzate diverse, incutevano timore e religiosità. Interi popoli riconobbero in essa il manifestarsi dell’attesa profezia, il compimento del disegno divino, altri denunciata la sua genesi infernale si preparavano al peggio. In realtà, se di realtà si può parlare, quell’affare era sempre stato lì, alla giusta altezza e in quel preciso angolino, non un po’ più in qua e neppure un po’ più in là, visibile o invisibile secondo un principio del quale non è dato sapere. Ciò detto, non rimane che riferire di coloro ai quali, per questo o quest’altro motivo, essa s’è rivelata.

VARIAZIONE II LA MONACA
Novembre 2022
Variazione I
IL PESCATORE
Dicembre 2022
Variazione II
LA MONACA
Gennaio 2023
Variazione III
IL BAGNANTE ALLE TERME
Febbraio 2023
Variazione IV
IL SENZATETTO
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Variazione IX

Ottobre 2025
Il commesso viaggiatore

   Arturo si toglieva il cappello e lo posava qua e là con quel fare un poco goduto di chi, appena rincasato, si allenta il nodo della cravatta dopo una giornata di lavoro.

  Ma quel cappello, costretto di volta in volta ad una promiscua intimità con claudicanti sgabelli d’osteria o anguste capelliere di qualche bigio alberghetto non incontrava mai il mobilio di casa.

   Anche in treno, quel treno che collega l’entroterra alla città, si poteva trovare il cappello di Arturo, lanciato come si lancia un ferro di cavallo, in bilico sulla rastrelliera ingombra di bagagli, sospeso tra valigie mezze vuote e ogni sorta di cianfrusaglie.

   Arturo giunto a destinazione era uso pranzare in compagnia. “Un tavolinetto, per quanto piccino, deve ospitare perlomeno due anime”, spiegava agli altri commessi viaggiatori e rideva. Arturo, rideva. Brindava gioviale partecipando ai pettegolezzi generali. Si divertiva, e rigirava la tesa del cappello tra le mani, e più si divertiva più rigirava quella tesa. Serrava la presa ad ogni giro, stringeva, forte, più forte, fino a che sentiva scemare quella pena che lo strozzava. Solo allora, gli occhi velati, allentava la presa e il cappello gli cadeva in terra.

   Era stanco Arturo, di raccogliere il suo cappello ogni giorno in un luogo diverso. Stanco di spolverarlo mentre discuteva delle commissioni ridotte, della fragilità dei prodotti, e di tutto ciò che non ha un vero valore, con estranei dai ventri gonfi e i capelli unti.

   Arturo pativa mentre disponeva il suo campionario davanti ad un bottegaio con il grembiule stirato e l'animo sciupato, e pativa mentre, ombrello a scatto e impermeabile gocciolante, aspettava la locomotiva che l’avrebbe portato ancora più lontano. Lontano dalla sua graziosa casetta con le rose che rampicavano il portico e le tendine di pizzo alle finestre. La stessa casetta che ora immaginava disabitata, le rose avvizzite e le finestre sbarrate.

   “Ancora due o tre ordinativi da mettere in saccoccia ed è fatta”. Ripeteva nello scomparto al passeggero seduto di fronte.

   “Un paio di clienti, non uno di più, e me ne torno a casa a godermi una meritata vacanza”. Spiegava alla signorina seduta al suo fianco”.

   “Lo vedete che non c’è più una riga libera, che debbo annotare anche sui bordi”. Insisteva, sfogliando il libriccino degli ordini in cerca di conforto, mentre il treno sbuffava sui binari.

   Il fatto è che Arturo, non appena ottenuta la rappresentanza delle “Pasticche Ferretti & Bardini”, uniche a migliorare l’umore e favorire la crescita, forte della sua giovinezza, s’era incamminato verso i confini della città per saggiare nuove zone di vendita.

   Allora egli non aveva avuto intenzione di procedere oltre, di inoltrarsi in quei territori, disertati dai più, che s’aprivano al nulla senza nemmeno un segnale, un cartello piantato in terra per avvisare. E non s’era accorto Arturo,  mentre impilava una sull’altra scatoline di latta da venti pasticche ciascuna, che l’entroterra stava già sotto i suoi piedi.

   Sedotto dalla facilità con la quale accumulava ordini su ordini, aveva proseguito il viaggio, inoltrandosi, in quel territorio punteggiato di ameni paesucoli che si susseguivano indistinguibili l’un l’altro. Cliente dopo cliente, stagione dopo stagione s'era allontanato dalla città rimpicciolendo a tal punto da correre il rischio di scomparire.

   “Attento Arturo, quelli sono luoghi di frontiera, si studiano solamente sui libri di scuola e poi nessuno li ricorda”. Lo aveva avvertito lo zio Adalberto, portalettere in pensione, che in gioventù era stato comandato in servizio temporaneo ai margini della città.

   “Se ci vai non potrai far ritorno, è già capitato”. Incalzavano ansiosi i familiari senza peraltro saper precisare chi era partito senza poter ritornare.

   “Starò via qualche giorno, una settimana al massimo, che sarà mai. Vorrei vedere che non so badare a me stesso.” Ribatteva Arturo per rassicurarli, ignaro del fatto che già cominciavano a dimenticarlo ed anche nelle fotografie si stentava a riconoscerlo.

   In tal modo ebbe inizio lo strano viaggio verso l’oblio di Arturo che, percorsa senza mai voltarsi quell’unica via, non era più capace di altro. Sapeva come concludere qualche buon affare per rimpinguare il venduto e riscuotere la sua provvigione, e per questo lavorava il doppio degli altri colleghi, molti dei quali s’erano ritirati strada facendo, sbarazzandosi di catalogo e campioni, per tornare a coltivare la terra e gli affetti trascurati. Solo ad Arturo, chissà per quale guasto interiore, non era concesso di invertire la rotta e per questo si spingeva avanti senza poter mai godere di un principio di felicità.

   Un pomeriggio di fine settembre, di quelli che non raccontano nulla, scese dal treno nel mezzo di un deserto. Intorno a lui nemmeno un’anima a cui rivolgersi, nessuna abitazione o alberello sui quali posare lo sguardo e neppure  una stradicciola per potersi recare da qualche parte. Solamente, in un angoletto, gravava una montagnola di "valigette porta campionario" uguali alla sua malamente amassate l'una sull'altra.

   Mentre pensava al da farsi, Arturo scorse all’orizzonte una forma rotondeggiante,  un miraggio o giù per li. Inforcati gli occhiali constatò, senza troppo stupirsi, che si trattava di una enorme scatoletta in latta sulla quale giganteggiava la scritta: “Premiata ditta Ferretti & Bardini”.

   “Un avvertimento, un avviso di fine mandato posizionato a bell’apposta per informare che si è giunti al capolinea”. Stabilì tergendosi il sudore.

   Chiaro il da farsi Arturo scagliò la sua valigetta in cima al mucchio, seguita, non senza una certa intima soddisfazione, anche dal cappello; dopodiché, con un gesto teatrale, mise una di quelle pasticche in bocca.

   “Che saporaccio, come ho potuto venderne tante?” Si domandò in aeternum.

Marzo 2023
Variazione V
IL LUNGODEGENTE
Aprile 2023
Variazione VI
IL GIUDICE
Febbraio 2024
Variazione VII
IL VILLEGGIANTE
Settembre 2024
Variazione VIII
LO STOLTO

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Alessandra Bianca

Urla in me Tempesta

Viviamo anni come non mai. Difficile tracciare la rotta, indicare un punto fermo verso il quale orientarsi, arduo ritrovarsi in questo turbine di vicende e cambiamenti repentini e inaspettati. Perciò ho ritenuto imprescindibile pubblicare questa raccolta di poesie di Alessandra Bianca, versi che hanno la forza espressiva, l’efficacia di un faro nella tempesta.

 Le sue parole, appena bisbigliate, placano i sussulti dell’irrazionalità e ci conducono necessariamente verso quella ragione inconfutabile che non ha tempo né luogo. 

La parola Pace, nella poetica di questa artista capace come pochi di cogliere l’essenza dei luoghi, delle circostanze e delle emozioni, non è solo un augurio, ma molto di più, è l’affermazione ultima del fatto che sotto un solo cielo stellato esiste uno e un solo uomo… “fatto delle mie stesse follie, smarrito nel medesimo bosco, ebbro delle stesse mie fantasie.”

 L’editore

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Michele Faidiga

I racconti del golfo

Un giudice che ama vogare e giunto alla vecchiaia punta al mare aperto alla ricerca tardiva di emozioni mai avvicinate prima. Un molo tanto frequentato il cui destino è quello di divenire un ponte senza anima.

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Michele Faidiga

I racconti del lago

Borut, un ragazzino che abita la valletta del lago e incontra la Bora della quale diviene il migliore amico. Perla, una puledrina d’asino tanto graziosa quanto ribelle che scopre il segreto, secolarmente custodito, delle “fiere” del bosco che si abbeverano al lago,

Michele Faidiga

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   Il "Bosco da musica", di quella qualità di legno dalla fibra elastica capace a sostener le note senza calar di tono. Mastro Casali, liutaio nella Valle dei sospiri e infine Alexej Nicolini Pavlonj, il più virtuoso violoncellista del regno. Questi i personaggi e i luoghi attorno ai quali Faidiga ha costruito questo racconto che è un inno alla musica e a coloro che si adoperano per renderla perfetta e universale. Una novella allegra ma non troppo, scritta nello stile garbato, fiabesco ma non tanto da distoglierci dalla realtà, che caratterizza le invenzioni letterarie di questo autore. Abbandonati i capitoli il testo è suddiviso in quattro “movimenti" e un Gran finale, un "Adagietto cantabile" rimato e cadenzato, concertato tra l’uomo e l'alpe, una lode a quella musica silvestre che ci incanta dai primordi.

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Michele Faidiga

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Una palazzina che si nasconde ai passanti per carpirne le buone intenzioni. Una rotatoria stradale apparentemente inutile, sorta nel bel mezzo di una stradina di campagna. Una ragazza che eredita dalla nonna il "dono" di vedere nell'anima delle persone con un semplice tocco delle labbra e infine un marito che riversa la propria insofferenza sulla moglie fino a quando ...

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Michele Faidiga

Shoah

Un racconto di fantasia. Scritto nella Giornata della Memoria allo scopo di insegnare ai miei figli quanto male, quanta sofferenza può causare l’odio razziale. Credo di non esserci riuscito, perché non sono all’altezza e perché per descrivere il tormento di coloro che hanno subito la Shoah non bastano tutte le parole del mondo.

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Altri racconti

Un ragazzo di liceo che si ritrova da un giorno all'altro, per uno scambo di anagrafiche, insegnante di storia.

Due animi opposti che si incontrano, si attraggono e insieme decidono di rilevare una  vecchia libreria, "che non è il paradiso in terra ma poco ci manca". Per finire uno scritto scherzevole sul rapporto litigioso tra uno scrittore e i suoi scritti.

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Non sono profondo
solo curioso
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da scoprire l'ovvio e ritenerlo
interessante

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